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Il Cappello Alpino e la sua storia

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cappello alpino originaleIl cappello alpino, con la sua cupola rotonda ornata dalla celebre penna, nacque probabilmente la sera del  9 marzo 1844, sul palcoscenico del teatro "La Fenice di Venezia.  Era la prima assoluta dell' " Ernani" , l' opera lirica di Giuseppe Verdi ...

 

 

Sapete cos'è un cappello alpino?


È il mio sudore che l' ha bagnato
e le lacrime che gli occhi piangevano,
e tu dicevi: "Nebbia schifa!".
Polvere di strade,
soli di estati,
pioggia e fango di terre balorde,
gli hanno dato il colore.
Neve e vento e freddo di notti infinite,
pesi di zaini e sacchi,
colpi d armi e impronte di sassi,
gli hanno dato la forma.
Un cappello così hanno messo
sulle croci dei morti,
sepolti nella terra scura,
lo hanno baciato i moribondi
come baciavano la mamma.
L' han tenuto come una bandiera.
Lo hanno portato sempre.
Insegna nel combattimento e guanciale per le notti.
Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete.
Amore per il cuore e canzone di dolore.
Per un alpino il suo CAPPELLO È TUTTO.

 

LA STORIA

IL CENTENARlO DEL CAPPELLO ALPINO  1910-2010


"Estratto dell'articolo scritto per Aquile in Guerra, n. 18 - 2010"
"Società Storica per la Guerra Bianca con adattamenti per il presente "Supplemento"

“E’ adottato per la truppa dei reggimenti alpini un cappello di feltro grigioverde che completa la nuova uniforme da campagna stabilita per dette truppe. Detto capello consta: di un filtro, di una fodera, di una fascia di allula, di 4 occhielli, di una soprafascia, di un cordoncino, di un porta nappina e degli accessori i quali sono per gli alpini: la nappina, la penna ed il fregio, e per l’artiglieria da montagna: la coccarda, la penna ed il fregio, (…)”

 

Così inizia l'Atto n.l96 del 20 maggio 1910, pubblicato sul Giornale Militare a firma del Ministro Spingardi, che sancisce il cappello in feltro, ma solo per i sottufficiali, i graduati e la truppa dei reggimenti alpini e dell'artiglieria da montagna. Questa disposizione - che commenteremo più avanti nella sua completezza - è frutto di varie trasformazioni ed esperienze che il Corpo degli Alpini ebbe fin dal 1872.   Il cappello alpino non è un mero oggetto avente una semplice funzione d'abbigliamento o corredo

Le divise dei Volontari di Parma del 1859  disegnate dal noto illustratore Quinto  Cenni. Da notare il copricapo, molto simile  a quello che diverrà il primo  cappello degli Alpini.
per l'uniforme, ma è anche un simbolo significativo per la nostra storia nazionale come lo erano già alcune tipologie di cappelli  e berretti dell'Italia risorgimentale. Nel Cappello Alpino c'è anche un po' del loro, se è vero che la Bombetta degli Alpini del  1873 è chiamata pure Cappello alla Calabrese o alla “Ernani” in onore dell'opera celebrata da Verdi fin dal 1844 (1).    I cappelli sopra nominati avevano creato una moda "sovversiva" che venne bandita addirittura da un decreto del 15 febbraio 1848 afirma del barone Torresani Lanzenfeld, allora direttore generale della Polizia di Milano; Nonostante ciò, i cittadini milanesi si beffeggiarono del decreto e modificarono i cappelli "patriottici"; così, giusto per imitare la penna - simbolo di libertà e rimasta sul cappello alpino - sollevarono lateralmente la tesa del proprio copricapo.  Allo scoppio delle Cinque Giornate di Milano, i cappelli sanzionati dal I.R. Decreto ricomparvero numerosissimi sulla testa di tutti, uomini e donne, abbelliti da  vistose coccarde tricolori ed ampi piumaggi, diventando popolarissimi. Fra i cappelli più popolari del risorgimento, infine, non possiamo dimenticare quello dei Bersaglieri con le sue piume al vento ideato dallo stesso La Marmora.  Venendo al periodo della fondazione degli Alpini, nel 1872 il Ministro Magnani Ricotti diede impulso a nuove riforme per l'Esercito, interessandosi particolarmente alla nuova uniforme. pertanto, secondo i principi della  riforma Ricotti, le vecchie  uniformi dal taglio francese si dovevano sopprimere e le nuove divise  dovevano essere comode ed eleganti, avvicinandosi per quanto possibile a quella del borghese cittadino.  Per quanto riguarda i berretti della fanteria, famoso divenne il chepì a due visiere sul tipo di quello dei Cacciatori Sassoni, scherzosamente ricordato come Pentoglio Ricotti. 
 
I criteri uniformologici del Ricotti diedero terreno fertile per la formulazione dell'atto n. 69 del 24 marzo 1873 che stabilisce le caratteristiche del cappello alpino rigido incatramato noto a tutti noi come "Bombetta" che però – sorprendentemente - non corrisposero alle aspettative del fondatore Perrucchetti che avrebbe voluto per gli alpini l'uniforme simile a quella dei Cacciatori Tirolesi, ritenuta la più adatta alla bisogna. La bombetta non subì nemmeno l'influenza di altre due riforme uniformologiche dovute al Ministro  Luigi Mezzacapo nel 1876 e del
Consegna del copricapo ad una recluta nel 1901. Quinto Cenni ancora una volta, con abile mano, ci ha tramandato questo rituale gesto, che ancora oggi continua ...

Ministro Mazè de la Roche nel 1879.  Anzi, la Bombetta fu adottata - almeno stando ad una tavola del Codice Cenni - anche dal Tiro a Segno Nazionale, fondato nel 1878, dalla Guardia di Finanza operante in montagna e da alcune Guide Alpine, segno che divenne veramente molto popolare, nonostante la poca praticità.
Per vedere un significativo cambiamento del copricapo alpino si deve, dunque, aspettare l'esperimento iniziato nel 1906 per la divisa del Plotone Grigio ad iniziativa privata del noto sig. Brioschi. Tuttavia si deve precisare che al preparazione dell’esperimento fu eseguito da un team di personalità. Fra queste preme evidenziare il Tenente Alberto Bianchi, dottore in chimica che creò il giusto melange del panno e colorò le pelli; il Cav Rosati, sarto, che diede il teglio pratico ed estetico alla divisa. Il Brioschi portò dagli USA il poncho e il cappello molle (che però ridusse un po’ nella tesa). L’uniforme del plotone Grigio, tuttavia, non fu di un solo modello: infatti dal 1906 al 1907 ben tre Compagnie di alpini del Battaglione Morbegno vennero sottoposte ad esperimento, con copricapo, zaini e buffetterie una diversa dalle altre. Vi furono numerose opinioni di militari - anche famosi - a riguardo del copricapo; alla fine si crearono "due partiti contrapposti": uno pro cappello floscio l'altro pro berretto; di comune, risultarono poco gradite le penne, i fregi, le nappine e tutto ciò che non era mimetico e poco pratico. Così nuovamente il Tenente Generale Giuseppe Perrucchetti, da Torino sentenziò il 23.06.1907 sul Cappello:

" ... Sarei solo in dubbio per dare le preferenza al cappello piuttosto che ad un  berretto munito di alette da applicarsi a guisa di soggolo. Fra la tormenta, le bufere, il nevischio, io ho trovato un gran beneficio, soprattutto nella cattiva stagione a far uso di tale berretto, mentre è facile con una copertina di tela, foggiata a copri nuca, di ripararsi anche dal sole senza aver bisogno di due oggetti, capello e berretto per copricapo ...”

Facendoci capire che per praticità sarebbe stato meglio utilizzare solo un berretto floscio senza orpelli vari. Certo che tali osservazioni dette proprio dal fondatore delle truppe alpine sono – per gli Alpini d’oggi – affermazioni shoccanti.   Più sentimentale, ma che vide giusto, fu il Capitano Vincenzo Conforti, V° Alpini, Morbegno che affermò il 13.06.1907:

"Che il cappello sia molle non solo, ma provvisto di larghe falde le quali permettonodi riparare la testa dal sole e dalla pioggia.  Che il cappello stesso sia provvisto di penna (mi duole di non essere d’accordo in questo col buono e simpaticissimo Brioschi). La penna – a pare mio – rende il cappello poeticamente più bello e soprattutto essa è desiderata dai nostri montanari, come lo prova il fatto che tutti indistintamente i nostri Alpini, appena possono, si provvedano a loro spese di enormi penne, sia per andare a passeggio che per recarsi al proprio paese in permesso.”

Finiti gli esperimenti sulla divisa grigia e approvato il colore grigio verde, colore che più si adattava al colore del "terreno" italiano dalla Sicilia alle Alpi, il 20 maggio 1910, come riportato all'inizio di questo scritto, "nasce" il cappello alpino in feltro grigio verde.

Il modello della truppa e dei sottufficiali era di feltro di pelo di coniglio, grigioverde, con la calotta ornata da una fascia di cuoio intorno alla base, e aveva la tesa anteriore abbassata e quella posteriore rialzata. Sul lato sinistro la penna era inserita in una nappina di lana con il colore del battaglione, dove il modello degli ufficiali era di feltro di pelo di coniglio, grigioverde, con la calotta ornata da una fascia di seta e da un cordoncino di lana attorno alla base, sempre con la tesa anteriore abbassata e quella posteriore rialzata, la penna era inserita in una nappina di metallo argentato e sullo stesso lato c' erano i gradi a V rovesciata d' argento.
Nel 1912 fu adottato il fregio rimasto in uso sino ad oggi: un' aquila con le ali aperte al di sopra di una cornetta, con il numero del reggimento nel tondino centrale, posta davanti a due fucili incrociati (due cannoni incrociati per gli artiglieri da montagna).
Dalla prima guerra mondiale in poi ci furono solo cambiamenti poco rilevanti, relativi soprattutto al fregio, alla nappina e ai materiali di cui erano costituiti. La forma del cappello resta invariata e caratteristica, tale da diventare un simbolo di appartenenza e un motivo di orgoglio per tutti gli alpini.

Se vuoi approfondire scarica da qui il File in PDF che spiega la nascita del cappello Alpino.

 

La Penna

Lunga circa 25–30 cm, è portata sul lato sinistro del cappello, leggermente inclinata all'indietro, di corvo, nera, per la truppa, di aquila, marrone, per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori e di oca bianca per gli ufficiali superiori e generali.

La Nappina

La nappina, presente sulla sinistra del cappello, è il dischetto, a forma semi-ovoidale, nel quale viene infilata la penna. Per i gradi di sergente maggiore, sergente, graduato e militare di truppa, tale dischetto è formato di lana colorata su un'anima in legno. Per gli ufficiali inferiori e superiori, la nappina è in metallo dorato e, nei reparti del Piemonte e della Valle d'Aosta, porta al centro la croce sabauda. Dal grado di in poi, il materiale utilizzato è invece il metallo argentato.  In origine il colore della nappina distingueva i battaglioni all'interno dei vari reggimenti, per cui il 1º battaglione di ciascun reggimento aveva nappina bianca, il 2° rossa, il 3° verde e, qualora vi fosse un 4º battaglione, azzurra. I colori erano quelli della bandiera italiana, più l'azzurro di casa Savoia. In seguito si aggiunsero altre nappine con colori, numeri e sigle specifiche per le diverse specialità e i vari reparti.

Le nappine utilizzate nel corso degli anni sono le seguenti:

Fanteria Alpina

  • Nappina bianca.png Bianca: 1° battaglione di un reggimento alpino Battaglioni alpini: Mondovi, Morbegno, Feltre, Gemona e Val Tagliamento
  • Nappina rossa.png Rossa: 2° battaglione di un reggimento alpino Battaglioni alpini: Aosta, Trento, Pieve di Cadore, Tolmezzo, Tirano e Vicenza
  • Nappina verde.png Verde: 3° battaglione di un reggimento alpino Battaglioni alpini: Edolo, Belluno, Saluzzo, Bassano e Cividale
  • Nappina blu.png Azzurra: 4° battaglione di un reggimento alpino (ove esistente) Battaglioni alpini: Susa, L'Aquila e SMALP
  • Nappina blu - Regimental supports.png Azzurra: Comando di reggimento alpini
  • Nappina blu - Brigade supports.png Azzurra: dischetto nero, "B" bianca: R.C.S.T. di Brigata e Comando (Reparto Comando supporti tattici di Brigata alpina)
  • Nappina blu - Comando Alpino.png Azzurra: dischetto nero, "CA" bianca: Reparto Comando e compagnia alpini paracadutisti del 4 Corpo d'Armata alpino "Monte Cervino"
  • Nappina blu compagnia controcarri.png Azzurra: dischetto centrale nero e lettere "c/c" in bianco: Unità controcarri di Brigata Alpina dal 1975 al 1991

Artiglieria da montagna

  • Nappina artiglieria 1 btr.png Verde: ovale nero, nr. giallo: batterie da montagna (il nr. corrisponde al nr. della batteria)
  • Nappina artiglieria CG.png Verde: ovale nero, "CG" giallo: Comandi di Gruppi di artiglieria da montagna (Batterie Comando e servizi)
  • Nappina artiglieria.png Verde, ovale nero senza sigle: personale fuori corpo

Genio, trasmissioni, servizi

  • Nappina amarante.png Amaranto: Compagnia genio guastatori di Brigata alpina (2º e 32º Rgt. genio guastatori) e trasmissioni (2º Rgt. Trasm.)
  • Nappina viola.png Viola: Nappina introdotta della seconda metà del 1997 al CAR di Merano btg. Edolo. Prima di allora era usuale utilizzare nappine verdi.

Ufficiali di Comando

  • nap ossidataUfficiali inferiori e superiori durante la 1a Guerra Mondiale. Nei reparti del Piemonte e della Valle d'Aosta porta al centro la croce sabauda.
  • nap dorataUfficiali inferiori e superiori dalla 2a Guerra Mondiale in avanti. Nei reparti del Piemonte e della Valle d'Aosta porta al centro la croce sabauda.
  • nap argentoUfficiali generali. Nei reparti del Piemonte e della Valle d'Aosta porta al centro la croce sabauda

Il fregio

Viene portato sulla parte frontale del cappello e contraddistingue la specialità d'appartenenza
  • ufficiali generali: aquila con serto di alloro e scudetto con la sigla RI al centro
  • alpini: aquila, cornetta, fucili incrociati
  • artiglieria da montagna: aquila, cornetta, cannoni incrociati
  • genio pionieri: aquila, cornetta, asce incrociate
  • genio guastatori: aquila, cornetta, gladio, granata infuocata e asce incrociate
  • trasmissioni: aquila, cornetta, antenna, saette e asce incrociate
  • trasporti e materiali: aquila e ingranaggio alato''
  • sanità (ufficiali medici): aquila, stella a cinque punte con croce rossa, bastoni di Esculapio incrociati
  • sanità (sottufficiali e truppa): aquila, stella a cinque punte con croce rossa
  • amministrazione e commissariato: aquila, corona turrita, tondino viola e serto di alloro
  • corpo ingegneri: aquila, corona turrita, ruota dentata e serto di alloro
La fattura del fregio cambia in base al grado
  • filo metallico dorato o plastica dorata per ufficiali, sottufficiali, e militari di truppa in servizio permanente.
  • plastica nera per la truppa a ferma prefissata.

 

Fregio Alpini

(truppa

VFP1 e VFP4) 

Fregio Alpini

(truppa VSP,

sottufficiali e ufficiali)

Fregio Alpini

artiglieria da

montagna

Fregio Alpini

genio guastatori

truppe alpine

Fregio Alpino

trasmissioni truppe

alpine 

Fregio Alpino

trasporti e materiali

truppe alpine

Fregio Alpino

commissariato

truppe alpine

Fregio Alpino

sanità (ufficiali medici)

truppe alpine

Fregio Alpino sanità

(sottufficiali e truppa)

truppe alpine

Fregio Alpino

veterinari truppe alpine

Fregio Alpino

Generale di brigata

e divisione

Fregio Alpino

Ggenerale di corpo

d'armata

 

 
Fregi divise e mostrine.pdf
Fregi Divise e mostrine degli Alpini
 
Gruppo Alpini di Mairano
 

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