Libretto Adunata Sezionale Alpini Brescia 2012

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IL Saluto del Presidente Sezionale

Dopo il lago e la montagna, questa volta abbiamo scelto la “Bassa” per tenere il nostro annuale raduno, toccando così nelle ultime tre edizioni, tutte le variazioni che caratterizzano inequivocabilmente il paesaggio della nostra terra. Concomitanza che ribadisce il particolare legame che ci unisce al territorio nei suoi vari aspetti, oltre che storici e culturali, anche ambientali e che non a caso abbiamo sintetizzato nell’immagine che fa da copertina al libro “90 anni con la penna”, ritenendo la nostra stessa realtà una sua caratteristica peculiare. Di conseguenza caleremo a Mairano ancora più determinati nel ribadire i nostri ideali, che ci vedono da sempre vicini alle nostre comunità, particolarmente in momenti dlicati come quello attuale, dove si sente il bisogno di riferimenti certi per uscire da questa situazione critica sia dal punto di vista materiale che morale. Come già avvenuto in passato lasceremo quale testimonianza del nostro passaggio un monumento che ricordi gli uomini che anche da questa borgata sono partiti per compiere il proprio dovere, calcandosi orgogliosamente in testa il cappello con la penna e non togliendolo più, a confermare che quell’esperienza ha influito profondamente sulla loro formazione. Uomini che provenivano da una scuola severa come quella del lavoro della terra, di quella civiltà contadina dei cui valori proprio questa comunità si è fatta custode e conservatrice con strutture di straordinario valore storico. L’entusiasmo, la convinzione e la determinazione con cui ho visto tutti, dagli alpini, al Sindaco, dai reverendi Parroci ai cittadini da sempre vicini, affrontare fin dall’inizio questa straordinaria avventura, sono il miglior viatico affinché le penne nere bresciane scrivano un’altra avvincente pagina della loro straordinaria e purtroppo irripetibile storia.

Davide Forlani

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Il Saluto del Sindaco

Grande è stata la gioia nell’apprendere la decisione dell’A.N.A. di Brescia di assegnare a Mairano il compito di ospitare l’adunata sezionale 2012. Questa gioia , fin dai primi momenti si è arricchita di entusiasmo , di passione e di impegno per cercare di organizzare al meglio questo evento. L’Amministrazione Comunale con il Gruppo Alpini di Mairano è già all’opera per vincere questa sfida .

La nostra comunità vuol bene al Corpo degli Alpini da sempre. Questo sentimento è ancora più forte oggi , momento di crisi economica, sociale ed umana , proprio perché sentiamo la necessità di fare nostri i valori storicamente posseduti dal Corpo degli Alpini : il senso del sacrificio, lo spirito di solidarietà , la dedizione agli altri , il dovere del mutuo soccorso.

Sapremo accogliere calorosamente gli Alpini con il loro patrimonio di straordinaria umanità , certi che questo evento lascerà un segno indelebile nel cuore e nella coscienza della nostra comunità. Con partecipato sentimento , benvenuti a Mairano!

Vincenzo Lanzoni

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Il Saluto del Capogruppo

Carissimi Alpini È un grande onore per me presiedere alla festa sezionale , che oltretutto coincide con il 40° anniversario di fondazione del nostro gruppo Alpini di Mairano. Chiedo con umiltà, a tutti voi alpini che questo avvenimento sia occasione per ricordare il nostro socio fondatore Tonini Filippo e che i nostri pensieri e i nostri affetti vadano a tutti coloro che ci hanno preceduto , o come diciamo noi Alpini che sono andati avanti , per ringraziarli e onorarli dell’immenso patrimonio che ci hanno lasciato. Quest’anno è stato realizzato anche il nostro monumento , questo è per me fonte di grande orgoglio perché esso è la dimostrazione dell’unione e della collaborazione che vivono solide nel nostro gruppo alpini di Mairano; noi come voi siamo una realtà viva e portatrice di valori che sono da sempre essenziali per la vita della nostra comunità. Un caloroso ringraziamento a tutti coloro che ci hanno sostenuto e hanno collaborato a questa nostra festa. Un grazie al nostro sindaco Vincenzo Lanzoni , a tutta la giunta comunale e ai nostri parroci Don Amatore e Don Alessandro. Un Grazie di vero cuore alle autorità militari alla sezione di Brescia e al nostro Capozona Valter Bettinzoli che ci ha seguiti con entusiasmo . Invito ora tutti voi ad accoglierci con calore mentre con le autorità sfileremo per le vie del nostro paese. Alpini , Cappello in testa Mairano vi aspetta . W L’Italia e W gli Alpini

Forbiti Pierangelo

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Il Saluto del Parroco di Mairano

A distanza di pochi mesi gli Alpini tornano a Mairano per una manifestazione solenne e commovente nel quadro del loro raduno annuale sezionale: il 40° di fondazione del Gruppo di Mairano e l’inaugurazione di uno splendido monumento che si propone di indicare a tutti, ai giovani soprattutto, qual è lo spirito di questo corpo e il modo migliore di risolvere tutti i problemi che possiamo incontrare: non con le critiche e le contestazioni, ma con la voglia di dare una mano il più possibile concreta ed efficiente a tutti coloro che possono trovarsi in un qualsiasi bisogno. Suscitano sempre profonda emozione le sfilate degli Alpini, come pure le coreografie, le musiche e i colori che le accompagnano. E invita sempre a meditare e riflettere la loro richiesta della celebrazione del rito religioso per accompagnarle, che non manca mai. Bravi, Alpini: finché rimarrete ancorati alle vostre radici cristiane nessuno potrà mai mettere in dubbio la sincerità del vostro prodigarvi per gli altri e tutti potranno fare affidamento pieno sopra di voi! Questa volta la ricorrenza è – diciamo - storica. Non si tratta di fare promesse o proclami, di impegni da prendere, ma solo di confermare quanto già detto, promesso e fatto in precedenza. E i fatti sono sotto gli occhi di tutti, alla piena luce del giorno. Nessuno può sottovalutare il senso di novità e freschezza che il loro movimento ha introdotto nella società italiana; nessuno può sottostimare il ruolo decisivo che la loro opera a favore di tutti ha scatenato, trascinando poi anche molti altri. Un “capitale sociale” del nostro paese che va riconosciuto, alimentato e aiutato a produrre frutti sempre più ampi. A volte però fa bene anche tirare il fiato e guardare indietro, pure un pochino compiacendosi per quanto si è riusciti a fare e magari passando sopra e dimenticando quanto di fatica e talvolta pure di delusione il passato possa essere costato. E subito guardando avanti e ripartendo con decisione e forza rinnovata. Come l’alpinista, che, qualche volta, salendo e magari sentendosi un po’ stanco, non riuscendo ancora neanche a vedere la méta da raggiungere, si volta indietro e tira il fiato compiacendosi nel contemplare la strada percorsa fino a quel momento; ma poi riparte subito con decisione e risolutezza, dimenticando la fatica, gli scivoloni, le delusioni che ci possono essere stati nel cammino precedente. E non pensando che alla méta da raggiungere. Avanti, cari Alpini: c’è ancora la possibilità di compiere un mondo di bene che va sfruttata. Tranquilli, c’è Qualcuno che guarda e registra tutto: nulla va perduto del bene fatto, perché è in una cassaforte che sarà l’unica che avremo a disposizione quando il tempo concesso si esaurirà e ci presenteremo all’abbraccio definitivo del Padre.

Don Amatore Guerini,

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Il Saluto del Parroco di Pievedizio

Il 40° anniversario della nascita del Gruppo Alpini di Mairano-Pievedizio è sicuramente un traguardo significativo ed importante per la nostra comunità. Questa occasione ci permette di fare alcune importanti Considerazioni in merito a questa straordinaria realtà di uomini uniti con tenacia e convinzione nella difesa e nel sostegno dei giusti ideali dell’esistenza umana. Caratteristica che li accomuna ovunque è la loro sensibilità profonda che si traduce in una attiva e totale disponibilità nei più disparati servizi , svolti sempre con grande professionalità amore e dedizione totale. In un mondo sempre più indifferente , egoista e pieno di insidie , l’Alpino è testimone credibile di uno stile di vita altruista e generoso , spendendosi senza riserve là dove c’è disagio , sofferenza e solitudine. L’Alpino ha dentro di sé una forza travolgente e contagiosa che gli permette di realizzare sempre del bene. L’Alpino tiene fede alla parola data , è veramente coerente con la sua vita e si impegna con tenacia e passione al servizio disinteressato ovunque si presenta una necessità o una richiesta di aiuto. L’Alpino non chiacchiera , non fa discorsi , ama sporcarsi le mani , non si imbosca , ed è sempre in prima linea.

L’Alpino con grande bontà di cuore e coraggio sostiene , ravviva la speranza, condivide i disagi e i dolori degli uomini del nostro tempo. L’Alpino svolgendo il suo servizio trasmette silenziosamente veri che oggi purtroppo sono snobbati o dimenticati.

valori

L’Alpino ovunque si trovi porta aria purissima , come l'aria delle sue amate montagne, è l’aria che rigenera e che non ci permette di soffocare nei nostri egoismi , nelle nostre cattiverie, nella superficialità . L’Alpino con il suo canto trasmette vibrazioni profonde e vivaci. L’alpino non si vergogna della sua fede, sa bene che Dio esiste e che è Lui che lo riempie di forza, coraggio e amore. Colgo questa occasione insieme alla mia comunità parrocchiale per esprimere tutta la stima e la riconoscenza verso questo gruppo di veri amici, li ringrazio per la loro provvida collaborazione e per la loro preziosa testimonianza di vita.

Don Alessandro

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“lo spirito alpino non si perde mai….. ma di generazione in generazione passa di padre in figlio….” PROGETTO MONTALE Tonini Filippo Fronte Russo

Gara Poetica X edizione Anno Scolastico 2010/2011

Annibale Calini

Dedicata agli Alpini, ricordando il sacrificio del giovane Annibale Calini Volontario di Guerra, Sottotenente nel 5° Alpini, ferito mortalmente il 10 settembre 1916 sull’Alpe Cosmagnon nella regione del Pasubio , morto il 18 ottobre 1916 nell’ospedale territoriale della Croce Rossa n° 2 di Brescia , a 24 anni Nel 150° anniversario dell’unità D’Italia

Nel Cuore di un Alpino

Ho visto un cappello Ho visto una lunga penna nera Mi hanno detto che è un bene prezioso Mi hanno detto che è la loro bandiera Ho incontrato un uomo tutto d’un pezzo accanto al suo vecchio mulo Ho incontrato una giovane donna con le mostrine verdi e ne andava fiera Ho scrutato nel cuore di un Alpino ed ho trovato sentimenti di pace , di fratellanza di disponibilità e di altruismo Ho scrutato nel cuore di un Alpino ed ho trovato il tricolore , ho trovato la Patria, ho trovato l’Italia intera

Laura Tonini Classe 5^N Liceo Scientifico Statale “Annibale Calini”

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La lettera Scritta Da Annibale Calini Moribondo sul campo di Battaglia

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L'INNO DEGLI ALPINI L'Inno degli Alpini “Valore Alpino”, più conosciuto come “Trentatrè” deve questo appellativo al fatto che era il 33º pezzo nel repertorio delle fanfare alpine dei primi reparti. Trae inoltre ispirazione da un inno francese: Les Fiers Alpins, testo scritto da D'Estel, con la musica di Travè

Valore Alpino

« Dai fidi tetti del villaggio i bravi alpini son partiti, mostran la forza ed il coraggio della lor salda gioventù. Son dell'Alpe i bei cadetti, nella robusta giovinezza dai loro baldi e forti petti spira un'indomita fierezza.

Oh valore alpin! Difendi sempre la frontiera E là sul confin tien sempre alta la bandiera. Sentinella all'erta per il suol nostro italiano dove amor sorride e più benigno irradia il sol.

Là tra le selve ed i burroni, là tra le nebbie fredde e il gelo, piantan con forza i lor picconi le vie rendon più brevi. E quando il sole brucia e scalda le cime e le profondità, il fiero Alpino scruta e guarda, pronto a dare il "Chi va là?"

Oh valore alpin! Difendi sempre la frontiera E là sul confin tien sempre alta la bandiera. Sentinella all'erta per il suol nostro italiano dove amor sorride e più benigno irradia il sol.

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IL CAPPELLO E LA SUA STORIA Il cappello alpino, con la sua cupola rotonda ornata dalla celebre penna, nacque probabilmente la sera del 9 marzo 1844, sul palcoscenico del teatro La Fenice di Venezia. Era la prima assoluta dell' " Ernani" , l' opera lirica di Giuseppe Verdi. L' autore del libretto, Francesco Maria Piave, si era ispirato all' omonimo dramma scritto da Victor Hugo . Il protagonista dell' opera era un eroe che combatteva le ingiustizie e la tirannide e l' autore lo descriveva con un mantello ed un grande cappello da montanaro. Il costumista della Fenice, partendo dalla descrizione, disegnò un cappello rotondo, con ampie falde, sormontato da una grande piuma. L' opera risuonava di continui inviti a combattere la tirannide, di esortazioni all' amor di patria e rappresentò per gli spettatori l' esaltazione di quegli ideali di libertà a cui molti aspiravano. Il protagonista dell' " Ernani" divenne simbolo di patriottismo, tanto che il suo ritratto appariva nelle vetrine dei librai di Venezia accanto a quelli di Giuseppe Verdi e di Francesco Maria Piave. Ma anche i cappellai cominciarono a produrlo e a venderlo con profitto, poiché il cappello "all'Ernani" era divenuto il copricapo dei patrioti di Venezia, specialmente durante l' insurrezione del 1848. Da Venezia l' uso si diffuse anche nelle altre città che non sopportavano più il dominio austriaco, che adottarono quel costume a divisa patriottica. A Milano durante le Cinque Giornate molti combattenti lo avevano in testa e lo agitavano in segno di sfida agli austriaci. Perfino le donne erano orgogliose di portarlo: la moda fu lanciata da Cristina di Belgioioso , che si fece ritrarre con in testa un cappello del genere. Subito dopo la cacciata degli austriaci dalla città , quel cappello divenne così comune che un giornale milanese del 3 aprile 1848 lo descrisse come "una moda cittadina assoluta" . Nel frattempo il cappello aveva cambiato nome, e invece che "all' Ernani" si preferiva chiamarlo "alla calabrese" , in quanto simile a quello così popolare in quella regione. Le sue falde erano diventate più corte e la piuma era stata sostituita da una o due penne infilate nella coccarda tricolore, posta su un lato. Fu adottato anche da Pier Fortunato Calvi, l' eroe dell' insurrezione cadorina del 1848, che ne diede in dotazione uno simile ai suoi volontari, i "Cacciatori delle Alpi". Nel 1873, quando alle truppe da montagna si volle dare un copricapo speciale e tipico, ci si ispirò alla tradizione risorgimentale e il modello fu appunto il cappello "all' Ernani" : il cappello con la penna caratterizza gli alpini sin quasi dalla nascita del Corpo. Fu nel marzo del 1873, infatti, che i chep della truppa e dei sottufficiali e i berretti degli ufficiali furono sostituiti dal primo tipo di cappello con la penna. Era un cappello di feltro nero, con la calotta tronco-conica terminante a cupola. Aveva una fascia e un sottogola , poi eliminato, di cuoio nero e tese rialzate. Sul davanti aveva un fregio: una stella a cinque punte di metallo bianco con il numero della compagnia. Nel 1878 sul cappello apparve anche una penna bianca d' oca per indicare gli appartenenti agli Stati maggiori dei battaglioni, e due anni dopo, comparì un fregio di metallo bianco, disegnato esclusivamente per gli alpini, nel quale appariva per la prima volta un aquila incoronata con le ali aperte. Nello stesso anno la penna fu inserita in una nappina di lana rossa per la truppa e i sottufficiali, di metallo argentato per gli ufficiali. Nel 1882, con l' apparizione dei reggimenti , il cappello subì altre modifiche. Nel tondino centrale del fregio apparve il numero del reggimento. Le nappine della truppa e dei sottufficiali presero colori diversi (bianco, rosso, verde, blu) a seconda dei battaglioni del reggimento. Tutti gli ufficiali superiori, dal maggiore in su , adottarono la penna bianca, che scomparve dai cappelli degli appartenenti agli Stati maggiori dei battaglioni. Segue….

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Nel 1910, dopo l’adozione dell' uniforme grigioverde, alpini e artiglieri di montagna adottarono un nuovo tipo di cappello, tipo destinato a restare, in sostanza, invariato sino ad oggi. Il modello della truppa e dei sottufficiali era di feltro di pelo di coniglio, grigioverde, con la calotta ornata da una fascia di cuoio intorno alla base, e aveva la tesa anteriore abbassata e quella posteriore rialzata. Sul lato sinistro la penna era inserita in una nappina di lana con il colore del battaglione. Il modello degli ufficiali era di feltro di pelo di coniglio, grigioverde, con la calotta ornata da una fascia di seta e da un cordoncino di lana attorno alla base, sempre con la tesa anteriore abbassata e quella posteriore rialzata. La penna era inserita in una nappina di metallo argentato. Sullo stesso lato c' erano i gradi a V rovesciata d' argento. Nel 1912 fu adottato il fregio rimasto in uso sino ad oggi: un' aquila con le ali aperte al di sopra di una cornetta, con il numero del reggimento nel tondino centrale, posta davanti a due fucili incrociati (due cannoni incrociati per gli artiglieri da montagna). Dalla prima guerra mondiale in poi ci furono solo cambiamenti poco rilevanti, relativi soprattutto al fregio, alla nappina e ai materiali di cui erano costituiti. La forma del cappello resta invariata e caratteristica, tale da diventare un simbolo di appartenenza e un motivo di orgoglio per tutti gli alpini.

Sapete cos'è un cappello alpino? È il mio sudore che l' ha bagnato e le lacrime che gli occhi piangevano, e tu dicevi: "Nebbia schifa!". Polvere di strade, soli di estati, pioggia e fango di terre balorde, gli hanno dato il colore. Neve e vento e freddo di notti infinite, pesi di zaini e sacchi, colpi d armi e impronte di sassi, gli hanno dato la forma. Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti, sepolti nella terra scura, lo hanno baciato i moribondi come baciavano la mamma. L' han tenuto come una bandiera. Lo hanno portato sempre. Insegna nel combattimento e guanciale per le notti. Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete. Amore per il cuore e canzone di dolore. Per un alpino il suo CAPPELLO È TUTTO.

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L'ALPINO E IL MULO È durato 130 anni il sodalizio tra gli alpini e i muli ma i muli furono arruolati ancor prima degli alpini, perché già dal 1831 nell'esercito del Regno sardo vennero costituite le prime batterie da montagna dotate di cannoni smontabili per il cui trasporto furono impiegati 36 muli. Il loro scopo era quello di alleggerire il soldato dal peso che altrimenti avrebbe dovuto portare a spalla, e con il trascorrere del tempo l'importanza dei quadrupedi crebbe sempre di più. Ma il legame tra l'alpino e il mulo si consolidò durante la Grande Guerra dove divenne fondamentale per trasportare le armi e rifornire i reparti logistici in alta montagna. In breve tempo l'alpino e il mulo divennero nell'immaginario collettivo un binomio inscindibile, ed assieme agli alpini, i muli patirono la fame e il freddo durante le due guerre mondiali dove furono impegnati su tutti i fronti dove vennero utilizzate forze italiane. Anche nella seconda guerra mondiale il mulo fu protagonista se si pensa al suo impiego sul fronte greco e russo, basti pensare che il Corpo d'armata alpino partito per la steppa russa aveva in dotazione ben 4800 muli che ebbero un ruolo fondamentale soprattutto durante la ritirata in Russia.

« Durante il ripiegamento avevamo centinaia di slitte trainate da muli, che soffrivano con noi e non avevano da mangiare che qualche sterpaglia che spuntava dalla neve. Povere bestie, erano coperte di ghiaccio, e, rammento, la presenza di quegli animali era qualcosa di rassicurante per tutti. Infatti mentre camminavamo giorno e notte cercavamo sempre di stare vicino ad un mulo, così ognuno di questi animali aveva sempre attorno un gruppo di dieci o quindici soldati. [...] Una volta un conducente rimase ferito da una scheggia che gli fratturò la gamba ed io che ero ufficiale medico tentai di prestargli qualche cura, quando ad un certo punto il suo mulo gli si avvicinò e infilò il muso tra la terra e la nuca del ferito, in modo da sostenerlo, riscaldarlo, confortarlo. Una scena che non dimenticherò mai. » (Giulio Bedeschi in Centomila gavette di ghiaccio)

Dal dopoguerra, per effetto della motorizzazione di praticamente tutti i reparti, è cominciato il declino nell'uso del mulo e negli ultimi anni di servizio i muli in dotazione in tutto l'esercito erano appena 700. Il 7 settembre 1993 presso la caserma D'Angelo di Belluno, vennero venduti all'asta per ordine del Ministero della Difesa, gli ultimi 24 muli in forza agli alpini. Una rappresentazione di cosa fu il connubio tra l'alpino e il mulo è visibile presso il museo storico degli Alpini a Trento, dove si trova un piccolo "museo del mulo". Questo raccoglie materiale da maniscalco ed equipaggiamento relativo all'inseparabile compagno delle truppe alpine.

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Preghiera dell’Alpino Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te, o Signore che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani e, ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle ritte pareti, oltre i crepacci insidiosi. Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti; Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza, di tutti gli Alpini vivi ed in armi, Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni e ai nostri Gruppi. Così sia.

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ALPINO GIOVANNI ODOLINI REDUCE DAL FRONTE GRECO ALBANESE Croce Al Merito di Guerra

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La Bandiera

Sono la terra, i monti, i mari, il cielo e tutte le bellezze della natura che ti circondano, l'aria che respiri, il sangue di chi Ê caduto nell'adempimento di un dovere o nel raggiungimento di un ideale, per permetterti di vivere libero, la zolla che ricopre i tuoi Morti, la Fede, l'amore, il vibrante entusiasmo dei tuoi avi, la fatica, l'affanno, la gioia di chi studia e di chi produce con la mente e col braccio, il dolore, il sudore e la struggente nostalgia degli emigranti, la tua famiglia, la tua casa e i tuoi affetti piÚ cari, la speranza, la vita dei tuoi figli. Sono la Tua Bandiera, L'Italia, la Tua Patria. Ricordati di me, onorami, rispettami e difendimi. Ricordati che al di sopra di ogni ideologia mi avrai sempre unico simbolo di concordia e di fratellanza tra gli Italiani. Ricordati che finchÊ apparirò libera nelle tue strade, Tu sarai libero. Fammi sventolare alle tue finestre, mostra a tutti che Tu sei Italiano.

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Inno Nazionale di Goffredo Mameli Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute. Il sangue d'Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò

Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

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DIRETTIVO IN CARICA DAL 2011

CAPO GRUPPO

FORBITI

PIERANGELO

VICE CAPOGRUPPO

ZACCHI

ADRIANO

SEGRETARIO

ARINI

MARCO

CASSIERE

PANIGARI

RANIERO ENRICO

ALFIERI

GIOVANNINI ROSALINO/ MARCA TADDEO

CONSIGLIERI

PIACENTINI ANGELO PIACENTINI PAOLO

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MILANI

PIETRO

DALDOS

FERDERICO

PEZZALI

GIANPIETRO

TRINCA

STEFANO

TOMASONI

BRUNO

RIVETTI

ANDREA

BELLINI

MARCO

DOSSELLI

GIUSEPPE


ELENCO SOCI 2012 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45

ABBATINALI ALBERTI ARINI BELLINI BELLOTTI BERTINELLI BETTONI BOLDORI BRAGAGLIO BRESSANA CALZI CAROLLI CAVAGNOLI CAZZOLETTI DALDOS DOSSELLI DOSSELLI DOSSELLI FORBITI FREGONI GIOVANNINI GUERRA LODA LONGHI MARCA MILANI OLIVARI PANIGARI PASINI PELIZZARI PEZZALI PEZZALI PIACENTINI PIACENTINI RIVETTI ROSSI SIDOTTI TAMBALOTTI TOMASONI TOMASONI TRINCA TRINCA ZACCHI ZILETTI BRAMUZZO

VENANZIO GIULIANO MARCO MARCO RENATO SILVANO FAUSTINO ATTILIO MASSIMILIANO FRANCESCO CRISTIAN MORENO AGOSTINO AMEDEO FEDERICO FRANCESCO GIUSEPPE PIETRO PIERANGELO ANTONIO ROSALINO DOMENICO LORIS RENATO TADDEO PIETRO GIANPIETRO RANIERO ROBERTO ARMANDO GIANPIETRO GIANPAOLO ANGELO PAOLO ANDREA MARCO ABATE GIUSEPPE TOMMASO BRUNO GIORDANO ANGELO STEFANO ADRIANO SERGIO ARMANDO

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Il Saluto di Fra Domenico

Ai carissimi fratelli Alpini, molto volentieri faccio giungere a voi tutti i miei migliori auguri per l’importante celebrazione del 40° anniversario di fondazione del Gruppo di Mairano. Sono certo, che questo traguardo è importante non solo per voi ma anche per l’intera comunità di Mairano. In particolar modo siete in grado con la vostra presenza operosa, sincera e gratuita per il bene di tutti, di attirare l’affetto e la stima di molte persone che, nel loro piccolo e nella loro quotidianità, vedono e sentono il profumo della fraternità che sapete diffondere. Ecco perciò la giusta e doverosa celebrazione! Riconoscere i traguardi raggiunti, sentirsi giustamente gratificati da Dio e dalla gente, e spinti fortemente a continuare è il mio augurio affinchè la vostra passione per il bene comune , la vostra amicizia, la vostra buona volontà e forza possano aumentare sempre più con il passare dei tempi. Auguri vivissimi con la benedizione di Dio e la protezione di San Francesco.

Fra Domenico Piacentini

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Testimonianze della prima ora. la nascita del gruppo attraverso la storia degli Alpini

Alpini! Siamo intorno ad un tavolo dell’osteria : Filippo, Battista , Angelo , Bepi , Giovanni…. E noi giovani Alpini freschi di naja. Perché non costituire anche a Mairano un gruppo ?...Sono passati decenni da quell’incontro . I nostri Alpini reduci della guerra sono tutti “andati avanti “. E noi qui li ricordiamo . Ed è bello riandare alle nostre serate quando, composti e seri ,partecipavano alle riunioni , attenti a non mettere steccati tra gli iscritti al nostro sodalizio . Cosa non facile negli anni settanta del secolo scorso in un paese come Mairano, sempre stato politicizzato al massimo e spaccato in due . Chi vinceva le elezioni lo faceva con pochi voti di scarto. Divisi in politica , uniti nel gruppo . Come non ricordare la prima festa Alpina, in un cortile in periferia , con attrezzature raccogliticce e provvisorie, dopo aver riempito il paese di bandiere italiane . Ricordi che fanno bene , anche se portano nostalgie e rimpianti. Ora ,ordinati e composti ,marciamo lungo le strade del paese , accompagnati da migliaia di penne nere amiche . Come non sentire la necessità di portare il saluto ai nostri Alpini ritornati dalle guerre ; ai tanti persi nelle trincee del Carso , sulle nevi dell’Adamello , lungo i pendii del Montozzo , sui ghiacciai a Corona del Gavia . Salutiamo , sull’attenti, anche gli Alpini perduti nelle nevi della Russia . Rivediamo là sulle rive del placido Don , lungo le trincee ingegnosamente costruite per affrontare l’inverno russo, abbandonate quasi subito per l’epica ritirata dell’inverno 1942 1943. Quattrocento chilometri nella “sacca“ circondati Dall’armata sovietica e quattrocento dopo aver sfondato l’accerchiamento. A piedi ,con il termometro che segnava FINO A QUARANTA GRADI SOTTOZERO .Neve e ghiaccio, venti gelidi e nefasti , sangue di uomini ed animali. Città e villaggi in fuoco . Morte di guerra e morte per l’inverno. Sagome disperse nel nevischio a percorrere una terra senza fine. Sono senza viveri i nostri soldati , male equipaggiati e senza vestiario adatto al freddo ; senza nulla. E ancora carcasse di muli sventrati e gonfi lungo l’interminabile pista bianca, cadaveri coperti di neve , compagni sfiniti e feriti ai lati della pista ghiacciata. Impossibile aiutarli. L’armata russa ed i partigiani colpiscono da tutte le parti la sterminata colonna in ritirata . Eppure in un villaggio una isba sta bruciando. Una madre con due bambini grida aiuto. Gli Alpini si fermano e formano una catena dal pozzo alle fiamme per passarsi i secchi di acqua . Perdono tempo indispensabile per non perire. Di questo saranno per sempre fieri . I nostri “veci” , Filippo , Battista ,Angelo ,Bepi ,Giovanni e gli altri rivivevano la tragedia bianca , l’inferno di ghiaccio ,l’avventura impossibile . Forza della disperazione ,eroismo involontario , volontà di ritornare a casa , le preghiere delle madri e delle spose ; questo li ha riportati al paese. Intorno al tavolo delle nostre serate , composti e seri , alcune volte ricordavano , in tono sommesso , la grande tragica ritirata ; senza recriminare , senza maledire , senza accusare. Con lo sguardo, con commozione, ricordavano i compagni e la storia che altri alpini hanno reso epica con i loro scritti, con i libri. Cosi la grande sfilata lungo le strade del paese di Mairano diventa un pellegrinaggio a ricordo di chi fu tragico protagonista nelle due grandi guerre e tuttora lo è nelle attuali missioni di pace.

Alpino Bertinelli Silvano 20


La Storia

Correva l’Anno 1972 in quel di Mairano alcuni reduci (quasi tutti di Russia) e alcuni giovani Alpini freschi di naja riuniti intorno a un tavolo decisero di dare vita al nostro gruppo Alpini , fra quei primi ricordiamo Filippo Tonini ,Angelo Ravelli , Battista Tinti , Giovanni Odolini e Bepi Boldori , ormai tutti andati Avanti, ne rimane comunque sempre vivo il ricordo e lo spirito che ci hanno tramandato attraverso il loro esempio. Il primo Capogruppo 1972-1997 fu Filippo Tonini Reduce di Russia ,per 25 anni ha guidato il nostro Gruppo sempre con grande entusiasmo e serietà partecipando con i suoi collaboratori a tutte le adunate nazionali e cercando di coinvolgere sempre di più le giovani leve fino a quando è andato Avanti ; ne rimane perenne ricordo delle sue opere verso il Gruppo degli Alpini e verso la Comunità Mairanese. I Capigruppo che gli sono succeduti sono, Gianpietro Olivari , Adriano Zacchi e Pierangelo Forbiti Pierangelo tuttora in carica .Hanno continuato con lo stesso spirito , cercando sempre di mantenere fede agli ideali dei nostri fondatori. Nel 2007 il nostro Gruppo sotto la guida del Capogruppo Zacchi Adriano ha festeggiato il suo 35° anno di fondazione e in quell’occasione ha portato in Paese una piccola, ma travolgente marea di penne nere che ha suscitato nella popolazione viva commozione e stupore (forse molti in quell’occasione si sono accorti che il nostro gruppo è piccolo nei numeri ma grande nel cuore e negli obbiettivi). Tra i nostri tesserati vogliamo ricordare con orgoglio il Tenente Colonello Venanzio Abbatinali in forza dal 1984 al 2010 al comando truppe Alpine di Trento Gli alpini di Mairano si trasformano ,di volta in volta ,sempre affiancati dalle proprie donne, a seconda delle necessità, in cuochi spiedisti fuochisti o giardinieri per raccogliere fondi a scopo benefico o per aiutare a mantenere nel miglior stato di decoro i monumenti ai caduti di Mairano e Pievedizio, cercando sempre di rispondere anche alle esigenze della sua comunità attraverso l’amichevole collaborazione con l’Amministrazione Comunale. La vita del Gruppo si snoda durante l’anno soprattutto con la partecipazione alle iniziative sezionali e nazionali, quali le adunate e le celebrazioni della battaglia di Nikolajewka a gennaio. Numerosi i pellegrinaggi sull’Ortigara di alcuni componenti del Gruppo. La storia continua………………

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IL Monumento ai Caduti di Mairano

IL Monumento ai Caduti di Pievedizio

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Le Lapidi a perenne ricordo di tutti i Caduti nel cimitero comunale

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SIGNORE DELLE CIME Testo e musica di Bepi De Marzi

Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna. Ma ti preghiamo: su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne. Santa Maria, Signora della neve, copri col bianco, soffice mantello, il nostro amico, il nostro fratello. Su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne

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Il Santuario della Madonna della Lama

Le origini di questo Santuario sono da ricollegarsi alla diffusione della devozione alla Madonna di Caravaggio, sviluppatasi nella nostra zona nei secoli XVI-XVII. In mezzo alla campagna mairanese, a circa trecento metri dalla vecchia strada che congiungeva Mairano con Longhena e Dello, sarebbe sorta una semplice santella, con una icona che raffigurava l’apparizione della Vergine a Caravaggio, segno della devozione popolare alla Vergine in genere e a questa apparizione particolare in specie, cui l’intera zona è da sempre legata. Inizialmente la località era isolata, in aperta campagna, fuori anche dalla strada comunale che congiungeva Mairano con Longhena, Corzano e Dello; c’era solo un piccolo viottolo di campagna che la raggiungeva. Il popolo mairanese è da sempre molto legato a questa immagine e a questa santella, considerata un vero santuario mariano fin dai tempi antichi.

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Le Poesia della Madonnina della Lama

O Vergin della Lama, di Mairano vanto, vedi qual dolce pianto sgorga dal nostro cuor. E’ figlio del contento che rompe ogni confine, nel rimirarti il crine cinto di un serto d’or. Noi nati al duol, retaggio dell’infelice Adamo, sempre riposta abbiamo ogni speranza in Te. Ma con maggiore affetto or che da man sacrata la fronte hai coronata, vogliam baciarti il piè. Chi Te, Maria, non ama esser non può felice; il cuore, il cuor me l ‘ dice che palpita per Te. (da una pergamena del 1911)

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Lo Spirito Alpino Lo spirito Alpino è al di sopra di noi e allo stesso tempo ne facciamo parte, da esso traiamo tutti forza e vigore ,esso è nato prima di noi e continuerà a essere anche dopo di noi. Noi Alpini di ogni tempo siamo persone anche molto diverse nel carattere e nel pensiero ma riunite sotto un unico tetto, il nostro cappello, ed un’unica bandiera ,il tricolore. Gli Alpini sono gente legata alla tradizione ,che sebbene abbia popolare fama di festosa e scherzosa compagnia specialmente durante i suoi raduni ,sa quando è il momento di rimboccarsi le maniche e di lavorare con generosità per far fronte alle più disparate istanze e necessità aiutandosi a vicenda , mettendo a disposizione di tutti il proprio tempo libero, le proprie capacità lavorative ,finanche le proprie disponibilità economiche. Se si vuole sapere qualcosa di più sugli Alpini basta leggerne i testi delle canzoni per dipingere un quadro con i colori della natura ,rappresentata da montagne ricche di fiori ,di rose ,di alberi ,di aquile ,di cieli azzurri , di venti e di neve candida e pura ;non solo , vi sono forti sentimenti come l’amicizia e l’amore ;spesso protagonista è l'amore per una donna che può essere morosa ,moglie ,madre o semplicemente solo simbolo di calore e di affetto. Si può capire che L'Alpino ha un forte attaccamento per la famiglia e per la patria e che per proteggerle si affida ,da sempre ,alla grazia del Buon Dio e della Madonna. Lo Spirito Alpino è dunque la somma e la parte di tutto questo ,è la colla che ci tiene assieme a scapito di tutte le avversità passate ,presenti e future ;esso sta in un raggio di sole di una fredda mattina d'inverno e , alla stessa stregua , ci fa ben sperare in un domani dove , comunque vada ,ci sarà sempre spazio per i valori e i sentimenti in cui abbiamo sempre creduto W gli Alpini.

Alpino Angelo Piacentini

Partecipazione alla inaugurazione del villaggio alpino a Fossa

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Il nostro Beato Don Gnocchi

« Due miei figli li hai già presi, Signore. Il terzo te l'offro io, perché tu lo benedica e lo conservi sempre al tuo servizio » (Clementina Pasta, madre di Don Gnocchi ) « In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l'uomo. L'uomo nudo; completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo più grandi di lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balìa degli istinti più elementari emersi dalle profondità dell'essere. » (Carlo Gnocchi, "Cristo con gli Alpini") PREGHIERA PER DON CARLO GNOCCHI O Dio, che ci sei Padre, e in Gesù Cristo ci rendi fratelli, ti ringraziamo per il dono di don Carlo Gnocchi che la Chiesa venera come Beato. Donaci la sua fede profonda, la sua speranza tenace, la sua carità ardente, perché possiamo continuare, sul suo eroico esempio, a servire la vita di ogni uomo "percosso e denudato dal dolore". Don Carlo ci insegni a cercarti ogni giorno tra i più fragili, negli occhi casti dei bimbi, nel sorriso stanco dei vecchi, nel crepuscolo dei morenti per amarti ogni giorno con "l'inesausto travaglio della scienza, con le opere dell'umana solidarietà e nei prodigi della carità soprannaturale".

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Le foto del Gruppo e delle sue attivitĂ

Alpini All’inferno

Alpini in Paradiso

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Le foto del Gruppo “la raccolta alimentare�

Alpini in raccolta

Alpini al carico

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Le foto del Gruppo “IL nostro monumento�

Il nostro cappello

Il nostro Alpino sta liberando la picozza dalla pietra

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Le foto del Gruppo “Le Adunate�

Bergamo 1986 LIX adunata nazionale

Bergamo 2010 LXXXIII adunata nazionale

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Gruppo Alpini Mairano

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Le Donne degli Alpini

Chi sono le donne degli Alpini? Donne che sanno incoraggiare, aiutare, sostenere i loro uomini in qualsiasi momento ,in qualsiasi circostanza, restando nell’ombra, restando fedeli agli stessi ideali che appartengono ,per tradizione, agli Alpini. Donne che non amano mettersi in mostra, ma capaci degli slanci, della stessa abnegazione che portano l’Alpino a vedere ogni persona un fratello!

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Gruppo Alpini Mairano A perenne ricordo degli Alpini di ieri di oggi e di domani

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